I Comuni schiavi del mattone

Prof. S. Settis

Non è accettabile che il Comune sia l’arbitro ultimo del paesaggio urbano e non. Il professor Salvatore Settis, già direttore della Scuola Normale di Pisa, chiede di rivedere la legge 1.
Professore, c’è un piano della Regione per demolire gli edifici abusivi. Finalmente, viene da dire. «La stagione in cui si pensava che l’edilizia selvaggia fosse il principale motore dell’economia è finita. La crisi economica mondiale è la conseguenza della “bolla immobiliare” americana, e solo gli sciocchi possono credere che la “bolla immobiliare” nostrana debba, per misteriose ragioni, avere in Italia effetti positivi. Se la Toscana vorrà essere, come io spero, la regione italiana che guida con provvedimenti concreti la nuova fase storica di attenzione al territorio, non c’è che da rallegrarsene». In alcune zone della Toscana, l’abusivismo è la regola. L’Argentario ne rappresenta l’esempio più evidente. La causa sta nella rapacità dei singoli che diventa abitudine o nell’incapacità delle amministrazioni a fornire risposte adeguate? «I due fattori si combinano in una fatale complicità, le cui vittime sono i cittadini di oggi, ma anche quelli di domani. E’ davvero un sacro dovere quello di tramandare alle generazioni future un paesaggio degno di esser vissuto, cioè degno di quello che i nostri padri hanno creato per noi attraverso generazioni e generazioni. La normativa c’è, e se non funziona è perché la normativa del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio non è ancora entrata pienamente in funzione. Sarebbe inoltre giusto, in Toscana, rivedere opportunamente la legge 1: non è accettabile che arbitro ultimo del paesaggio, urbano e non, debba essere il Comune, e che la Regione riduca se stessa al ruolo della suocera molesta, che prova a protestare ma può essere tranquillamente messa alla porta». A Massa Carrara e all’Elba l’abusivismo ha provocato disastri ambientali. La tombatura dei torrenti, la costruzione negli alvei dei fiumi, l’edificazione su terreni franosi… «L’incapacità non di una singola Regione, ma dell’Italia di reagire all’estrema fragilità del territorio è un sintomo preoccupante della nostra miopia. Ci manca quello sguardo lungimirante che dovrebbe indurci a puntare non su nuove “grandi opere”, ma su una messa in sicurezza del territorio: frane, assetto idrogeologico, i problemi della sismicità. Invece, le grandi opere si fanno a scapito del territorio: la Tav Bologna-Firenze ha ucciso circa ottanta torrenti, disseccato sorgenti e pozzi. Succederà qualcosa di simile col “passante Tav” che misteriosamente deve passare sotto Firenze, e non in superficie (costerebbe un quarto, e senza rischi)?» In altre zone si è invece cementificato secondo legge. O meglio, secondo piani regolatori incuranti della tutela del territorio e del paesaggio. Come a San Vincenzo. Perché i comuni, soprattutto se piccoli, non sanno opporsi all’avanzata del cemento? «I Comuni sono schiavi di un meccanismo spietato: con una legge Bassanini si è reso possibile che gli oneri di urbanizzazione vengano utilizzati non solo per opere (appunto) di urbanizzazione, ma per la spesa corrente dei Comuni. Poco dopo, Tremonti tagliava drasticamente i contributi ai bilanci comunali, e questa tendenza si è prolungata negli anni. Di conseguenza, per i Comuni gli introiti da oneri di urbanizzazione sono diventati preziosissimi: per sopravvivere, devono dare permessi di costruzione, svendendo il territorio. Ma c’è una lega di “Comuni virtuosi” che hanno decretato “zero consumo di territorio”. In Toscana ce ne sono troppo pochi, e San Vincenzo (dove sono residente) non è certo un esempio di specchiata virtù». Il paesaggio toscano è tra i più belli al mondo, ma viene maltrattato in nome dell’interesse di pochi. Di fronte agli scempi la gente è apatica e i politici, se va bene, inerti. Spesso si riempiono la bocca di parole come valorizzazione, sistemazione, adeguamento, ri-centramento… Siamo ostaggio della lobby dei costruttori? «Il fatto positivo degli ultimi anni è la crescita della coscienza civile, che in Toscana ha generato fra l’altro la rete dei comitati. Le lobby dei costruttori, in Toscana spesso collocate (si fa per dire) “a sinistra”, vanno sconfitte mediante una battaglia per la legalità, per le generazioni future, per la Costituzione».(a.v.)
Fonte: Il Tirreno 01/04/2012