Hey, tu

Hey, tu, uomo! Hey, tu, donna! Sapete chi siete? Sapete che siete detentori del diritto di amministrare la vostra città? Sapete che avete il diritto di decidere dove fare un giardino e dove una pista ciclabile, quanto pagare i mezzi pubblici o quanto di tasse sulla casa, quanto deve guadagnare un vostro dipendente e come spendere i soldi della comunità, che tipo di aria volete respirare e che tipo di acqua volete bere? Proprio voi, sì! Inutile che facciate finta di stupirvi! Lo dovreste sapere, almeno. Ma forse prendo per scontato troppe cose, come sempre, e perdo ghiotte occasioni per condividere ciò che merita di essere condiviso.

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L’impianto a carbone nel feudo dei padrini promette lavoro ma ‘danneggia l’ambiente’

Sulle macerie dell’ex Liquichimica dovrebbe nascere una centrale a carbone da 1.320 megawatt. Carbone pulito, tranquillizzano dalla Sei, la società italo-svizzera che dovrebbe realizzare l’investimento. L’opera costerà un miliardo di euro, coinvolgerà almeno 1.500 addetti per la sua costruzione, e richiederà molte consulenze. Una volta realizzato, l’impianto impiegherà 300 persone. Ma le cifre indicate dai manager svizzeri non corrispondono alle valutazioni di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente

Nelle giornate terse, da Montebello Jonico e Saline Joniche, venti chilometri a sud di Reggio Calabria, si può ammirare l’Etna. Siamo in piena area Grecanica. Una meraviglia per gli occhi, oscurata dall’ecomostro dell’ex Liquichimica. Un monumento all’impunità frutto di un patto non scritto tra Stato e ‘Ndrangheta. Uno tra i peggiori delitti ambientali rimasto impunito. Cemento e asfalto al posto della spiaggia, ferro arrugginito e strani bidoni a contatto con il mare. Entrati nell’ex Liquichimica lo scenario è apocalittico. La costa circostante è stata divorata dagli ingenti prelievi di sabbia servita alla realizzazione del porto e delle strade interne alla strutture struttura. Le strutture ferrose divelte e la rena che chiude l’entrata del porto sono i segnali che il luogo è off limits. Una bomba ecologica nel feudo dei padrini della cosca Iamonte. Capo carismatico è il boss massone don Natale Iamonte. Padrini, un tempo pastori e macellai, che sono diventati imprenditori grazie ai soldi dello Stato. Un potere che hanno esteso a suon di denari fino a Desio, nella profonda Brianza.

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